
In campo scientifico il concetto di sostenibilità è molto spesso abbinato a quello di biodiversità, un termine mutuato dalla biologia che sta ad indicare la coesistenza di varie specie in un ecosistema. Solo le proficue interazioni tra specie possono garantire gli equilibri necessari alla vita e allo sviluppo dei singoli componenti e dell’intero ecosistema.
Ma si è parlato di biodiversità anche nell’incontro “Milano inclusiva” organizzato lo scorso 28 maggio da Nomisma e progettato con diversi attori impegnati sul fronte dell’edilizia abitativa sociale. All’evento è stato invitato e ha portato la sua testimonianza anche il Comune di Milano. Le logiche sono analoghe a quelle del mondo scientifico. Le nostre città, a partire da Milano, hanno identità e popolazioni sempre più complesse e il loro equilibrio è regolato da una serie di servizi ecosistemici. E come il cibo, la sanità, il lavoro, l’istruzione, la cultura, anche la casa è un prerequisito indispensabile per la vita sostenibile di una città e dei suoi abitanti. Per questo ora, ancora più di prima per effetto della pandemia, Milano si trova ad affrontare una sfida impegnativa: per diventare più inclusiva e più sostenibile la nostra città deve essere in grado di dare nuove risposte in tema di abitazioni, risposte differenziate e concrete in funzione delle esigenze e possibilità della sua popolazione.
L’incontro ha avuto un duplice obiettivo: fare il punto sullo stato dell’arte, presentando i dati dello studio “Milano inclusiva” avviato nel 2018, e annunciare la nascita di un nuovo osservatorio permanente che monitorerà l’evoluzione della domanda e l’efficacia delle risposte in campo abitativo. Il punto di partenza è un dato: oggi il 20 per cento dei nuclei familiari residenti a Milano– 146.500 – non ha il reddito sufficiente per pagare un canone di locazione medio mensile, tra gli 80 e i 100 euro al metro quadro, e non c’è un’offerta per canoni dai 50 agli 80 euro al di fuori dell’ERP, le case popolari.
Noi abbiamo contribuito alla stesura dello studio. Abbiamo fornito i dati e raccontato le nostre esperienze relative a Milano Abitare, la nostra agenzia sociale per la locazione che abbiamo creato con il Comune di Milano nel 2015. Già allora avevamo intercettato questa esigenza: le persone che incontravamo ci comunicavano le loro preoccupazioni economiche e la casa era un punto dolente ricorrente. Non erano abbastanza ricche per pagare gli affitti del libero mercato ma non erano abbastanza povere per poter accedere all’edilizia popolare. Da lì è iniziata la nostra lunga campagna per promuovere il canone concordato e all’inizio, non lo nego, ci è sembrato di affrontare un mare burrascoso con un piccolo canotto. Milano è sempre stata la cenerentola in questo tipo di contratti, abbiamo incontrato resistenze e diffidenze ma alla fine i risultati ci hanno dato ragione. Malgrado le complessità delle procedure, siamo riusciti a siglare 1600 contratti, spiegando le dinamiche di questa nostra formula poco nota e facendo toccare con mano i vantaggi tangibili, sia per gli inquilini sia per i proprietari.
Tornando all’incontro del 26 maggio, condivido con voi alcune riflessioni personali.
Partecipare alla realizzazione di questo studio e prender parte al nuovo Osservatorio per noi è un’opportunità importante e la nostra Fondazione continuerà a dare il suo contributo a prescindere dal destino di “Milano Abitare”.
Ci consentirà di avere un polso più puntuale delle nuove esigenze e di monitorarne le evoluzioni, non è un caso che le persone che si rivolgono a noi chiedano il nostro microcredito proprio per pagare affitti e spese condominiali. Insieme a chi si occupa di costruire case in locazioni recupereremo indicazioni preziose per mettere a punto nuovi percorsi e nuove proposte.
Tutti i protagonisti di questo osservatorio sono pronti a collaborare in modo fattivo e la loro energia è una conferma: lo spirito e l’operosità ambrosiana non si fermano davanti a niente. Milano è pronta a reinventarsi e a ripartire, ancora una volta.
Romano Guerinoni